Brindisi. Manteniamo la lucidità, o almeno proviamoci.


E’ successo. Certamente dopo di noi arriverà qualcuno, probabilmente uno “storico competente”, a dire che era perfettamente prevedibile, ma lasciamo perdere.
Siamo rimasti tutti sgomenti, perplessi, colti di sorpresa, con la sensazione di aver preso un pugno nello stomaco. Emozioni forti, certo, accompagnate da quella solita fastidiosa abitudine dell’ostentare la morte e la violenza, attraverso sequenze evitabili di foto pubblicate in rete, ma questa è un’altra storia.
Per quanto riguarda il sottoscritto, ed è l’unica parentesi personale, lo chiarisco subito, l’emozione forte è stata molto localizzata, netta e chiara: la vittima, quella ragazza di cui tutti urlano indignati il nome, di cui tutti mostrano la foto anzichè un solenne rispetto, non è per me una “ragazza come tante”, perchè ha la stessa età di diverse decine di mie alunne, e una faccia simile alla loro, un mondo di sogni e di futuro simile a quello che mi circonda dall’inizio dell’anno scolastico. Questo mi ha fatto male. Mi ha fatto male associare il viso e la data di nascita di quella ragazza a circa un centinaio di sue coetanee (ho 231 alunni…) che in questi mesi ho visto ridere, giocare, aspirare a qualcosa per il domani, piangere per un voto basso o perchè l’anno scolastico stava finendo, gioire per un compito in classe andato bene, urlare di allegria ad una gita scolastica, emozionarsi per i primi amori. Tutte attività che danno per scontata l’esistenza di un domani, di un futuro. Non è contemplata la fatalità dell’andare a scuola una mattina per poi non tornare. Ma anche questa, se permettete, è un’altra storia, molto più interiore e ben poco politica.
Ho anche tante perplessità. Troppe.
Per carità, è un dato storico costante nel tempo, che in Italia ci si lascia prendere la mano dall’emotività, quando succedono queste cose. E’ successo troppe volte, e tutte le volte, puntualmente, è stato preso un granchio, sempre sulla scia dei facili giudizi e del prendere per scontate delle cose. E puntualmente ne siamo usciti sconfitti.
Perdemmo una volta, negli anni ’20, quando la polizia fascista accusò gli anarchici delle bombe al Diana. Ci abbiamo messo 30 anni per capire che l’attentato era stato fatto dalla stesse squadre del fascio littorio. Perdemmo a Portella delle Ginestre, quando si etichettò sul momento, sulla scia dell’emozione, quella strage come “attacco mafioso al sindacato”, ci abbiamo messo decenni per capire che c’era dietro un misto tra banda Giuliano (che avversava la mafia palermitana), apparati dello Stato e apparati militari di stati esteri (leggi: USA). Perdemmo ancora, dopo. Perdemmo a Battipaglia con l’incendio al commissariato di polizia, perdemmo a Piazza Fontana (un’altra volta la pista anarchica che non esisteva!), perdemmo a Piazza Loggia (pista eversiva rossa, che non c’era), sull’Italicus (non furono i brigatisti), sul rapido 904 (l’ordine di mettere la bomba lo diede un dirigente napoletano del MSI), e poi a via Georgofili (rivendicato da Falange Armata, che però non esisteva…), e così via passando per Ustica e per la gambizzazione dell’AD di Ansaldo Nucleare di pochi giorni fa (di cui se permettete non è chiaro niente).
Così, anche stavolta, sono bastati tre giornalisti che hanno incollato tra loro alcune coincidenze, e di colpo l’odioso pasticcio di Brindisi è stato “declassato” ad azione di stampo mafioso. A nulla è valso, per ora, al PM salentino Cataldo Motta ricordare che la pista mafiosa non è la sola possibile. Nonostante questo, sono passati i TG all’ora di pranzo, ed è scattata una vasta, ma altrettanto odiosa, “distrazione di massa”. Vogliamo provare ad essere lucidi, invece di lasciarsi andare alla corrente in piena della pista mafiosa?
Guardiamo il passato. Basta guardare quello recente. Tanto oramai di mafia se ne parla da anni in ogni dove, e certi fatti sono culturalmente acquisiti. Quale sarebbe il movente della tentata strage? Qualche giornalista (a volte mi vergogno di far parte della categoria) ha scritto che “il nome della scuola bla bla bla”: da quando la mafia se ne frega, dei nomi di scuole, strade, monumenti, intitolati a chi la mafia l’ha combattuta? Qualcun altro ha scritto perchè “nello stesso giorno doveva passare la carovana antimafia”, quella che gira l’Italia da dieci anni e di cui da dieci anni tutte le mafie se ne fottono ampiamente. Qualcuno ancora ha scritto: “Perchè Brindisi è di fronte alla Grecia”, ma su un’idiozia del genere sinceramente non ce la faccio a spendere neanche una parola. Facciamo invece qualche considerazione seria.
1) Da dove è uscita la pista mafiosa? Non dagli ambienti inquirenti (vedere dichiarazioni di Motta indicate più sopra), ma solo da quelli giornalistici, in particolare della RAI, emittente di Stato.
2) Le mafie, tutte, come dichiarato dallo stesso PM ma sono cose che oramai sappiamo bene, basano la loro esistenza sul consenso sociale (e chi è campano sa bene di cosa parlo), pertanto attaccare una scuola è altamente controproducente.
3) Le mafie colpiscono direttamente il loro nemico. Qualunque esso sia: un magistrato (da Pio La Torre a Rosario Livatino, passando per Falcone e Borsellino l’elenco è lungo), o un poliziotto (Dalla Chiesa), o un politico che si sgancia (Salvo Lima), o un sindacalista scomodo (Imposimato), o un imprenditore che non paga o che si schiera contro (Libero Grassi, Michele Orsi). Vogliamo mettere sullo stesso piano le studentesse di Brindisi? Possibile che non si nota che c’è una differenza? Qui si è andato a colpire nel mucchio, la mafia non ha mai colpito nel mucchio.
4) Tipo di attacco. Le mafie sono specialiste in autobombe (Roma/Firenze/Milano 1994, via d’Amelio 1992), o anche peggio (esplosivo in grado di far saltare un’intera autostrada a Capaci nel 1992). Alquanto singolare che con tutta quella potenza di fuoco si siano abbassati a tre bombole di gas.
5) Colpire nel mucchio. E’ vero, ci sono stati gli attentati del ’94, anche con due bambine vittime a Firenze. Era una fase di trattativa tra Stato e mafia, come è stato di recente provato (ma senza condanne, eh!), ai Georgofili l’autombomba è esplosa con un timer, pertanto non si sapeva se per caso al momento dello scoppio ci fossero stati dei bambini o no, nei paraggi. Se la bomba la metti fuori una scuola, invece, hai la certezza di colpire degli studenti in giovane età. Non certo magistrati, poliziotti, imprenditori. Colpire nel mucchio, che piaccia o meno, è storicamente una strategia eversiva. Altro che mafie.
6) Il tipo di attentato mostra da parte di quel bastardo dell’esecutore una precisa conoscenza delle tecniche classiche dell’eversione nera (puntualmente legati a certi apparati dello Stato).
7) Come dichiarato dal PM Ingroia al TG3: “Questo attentato punta a creare un senso di insicurezza nei cittadini e diffondere la paura”, che è più un obiettivo politico che altro.
Ma andiamo oltre.
L’Italia è caratterizzata al momento da alcuni dati essenziali e certi: partiti politici (soprattutto quelli di governo) ai loro minimi storici, ingovernabilità latente, crisi economica profonda, malconento popolare che diventa pericoloso (vedere azioni contro Equitalia, suicidi, ecc.). Questo è il contesto.
In questo contesto, succede il fatto: scoppia una bomba. Una bomba particolarmente “cattiva”, colpisce delle studentesse, colpisce la gioventù (sono i tempi che cambiano: 40 anni fa l’effetto dirompente sarebbe stato colpire la classe lavoratrice). E’ il tipo di bomba che effettivamente, come detto all’inizio, ci indigna, ci perfora le budella, ci fa venire paura, ci fa perdere lucidità.
Facciamo qualche altra considerazione, per vedere se abbiamo mai attraversato situazioni del genere.
Il contesto è lo stesso del bienno 1969/1970. Il malcontento popolare c’era anche allora. L’ingovernabilità pure. In quel contesto, proprio come ora, si colpì nel mucchio, e a ripetizione. Prima Piazza Fontana, poi il treno Italicus, poi Piazza Loggia. Questo sì che è colpire nel mucchio, chi si trova per caso lì in quel momento. E non erano certo attentati di stampo mafioso. Sbaglio, o c’è qualche similitudine da brivido, con quanto successo a Brindisi? Il contesto è lo stesso, il colpire nel mucchio è lo stesso.
Se così fosse, sarebbe certamente peggio, rispetto ad un attentato mafioso, ma sarebbe chiaro il movente: spostare l’opinione pubblica da certi eventi di tipo politico-economico (auterity? o sono troppo cattivo?), e coalizzare il popolo italiano contro un “nemico” comune (“Avevamo dimenticato il male?”), nemico del popolo, e dello Stato (quello stesso Stato che ora il popolo contesta). Proprio come per il rapido 904, che esplose a Vernio mentre il Parlamento approvava l’insieme di azioni finanziarie (tasse) chiamato “Pacchetto Visentini”. E tutti scendemmo in piazza, quel giorno di Natale del 1985, a manifestare contro la bomba, invece che contro le manovre di rigore del governo.
Viceversa, se è stata la mafia, qualcuno potrebbe indicarmi il movente? Al limite potrebbe essere l’aver fornito manovalanza (ben retribuita) al vero mandante. Perchè la mafia non fa nulla inutilmente, e qui il movente non c’è (e niente fuffa, tipo l’impegno per la legalità di quella scuola: la lotta per la legalità la fanno diecimila scuole, e da decenni le mafie se ne fottono e continuano a fare affari).
Qualche che sia la verità, non è dato sapere. Io ci scommetto quanto volete, che anni di indagini e di commissioni di inchiesta non porteranno a nulla, se non a qualcosa che sarà coperto da segreto di Stato. Sarà anche mafia, come provano a convincerci, ma io sinceramente preferirei che un po’ tutti ci facessimo coraggio e, prima che sia troppo tardi, analizzassimo lucidamente anche le altre ipotesi, serenamente.
In conclusione, senza voler convincere nessuno, credo che sia il momento di non avere paura e di essere saldi e coraggiosi. In pratica, a me viene voglia di recitare quel famoso passo di Pasolini: “Io so…”
 
P.S. (1): Siccome di queste cose, ahimè, oramai ne capiamo, pretendiamo di sapere la verità sui tipi di inneschi ritrovati. E se sono per caso quelli che penso io (ma a pensar male si commette peccato…) allora non vorremo sapere nulla di mafia, in questa brutta storia.
P.S. (2): Se fossi un capo-mafia, mi metterei a urlare: “Ma come diavolo vi permettete di tirarci in ballo? Noi pensiamo solo ai soldi e al potere”.
P.S. (3): Ai miei alunni: Ragazzi non abbiate paura, però non aspettate più l’inizio delle lezioni accanto al cassonetto della monnezza, e se qualcuno vi tocca, dopo lo mangio vivo.

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7 risposte a Brindisi. Manteniamo la lucidità, o almeno proviamoci.

  1. evdea ha detto:

    Bianco e nero io le “altre” foto me le ricordo in bianco e nero… In bianco e nero il sangue dicono sia più fotografico e che si spegne diventa grigio non risalta… Sai di cosa ho sensazione Ale? Che scopriremo presto che tutto questo casino non ha neanche la tua di spiegazione… Che è tutto molto più semplice. Estremamente più preoccupante ma semplice come la scritta game over sui videogame. evdea… Naturalmente chi tiene le visioni sempre e solo lei.

  2. Il Metapapero ha detto:

    Ale io quando ho saputo dell’attentato ho pensato subito a un pazzo o persino a una bravata studentesca andata a male. Tu dici giustamente che le modalita’ e gli obiettivi non sono quelli mafiosi. Vero. Pero’ anche prima di Capaci la mafia non puntava sulla strategia stragista. Per cui io veramente non escluderei nulla aprioristicamente ed eviterei di spacciare sicurezza pre-confezionate tipo cupola nera et simili

  3. ilPizzo ha detto:

    Non so chi sia stato e non voglio fare ipotesi.Spero che chi deve faccia chiarezza e si impegni davvero per prendere i responsabili. Dal punto di vista personale, mentre tu hai tanti studenti della stessa età, io ho un figlio di quell’età che va a scuola tutte le mattine, e devo dire che il pensiero di quello che è successo e del modo in cui è successo lasciano un fondo di paura e di rabbia.

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  5. storiediunadonna ha detto:

    Ecco. quello che hai scritto è assolutamente condivisibile. scommetto che anche chi parla di mafia lo fa sapendo di mentire.
    Ps: dico alla tv locale di brindisi che ha evidentemente venduto le immagini che ieri a più riprese ci hanno mostrato in tv, in particolare sequenze in ospedale con scene di dolore dei genitori, scene private, di vergognarsi. E di vergognarsi due volte di più dato che mentre riprendano dicevano “sono immagini che non vorremmo mai mostrarvi”.

  6. tiptop ha detto:

    Ma non so, sono d’accordo con quello che dici: Sono d’accordo anche col reato di strage, ma meno sulla parola attentato, sono convinta che sia un gesto di un qualche deficiente che non sapeva neanche bene la portata di quello che faceva, e si è documentato su internet.Pensare che la nostra società possa produrre gente così – perchè gente così esiste- non è certo consolante.

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